Andrea Sbra Perego

Andrea Sbra Perego è nato a Bergamo nel 1982, la sua formazione passa dal Liceo Artistico Statale di Bergamo all’Accademia di Belle Arti di Brera e il suo stile pittorico è formato da maestri quali Fabio Maria Linari e Gianfranco Bonetti, ai quali L’artista è sempre stato molto legato.
Dal 2000 espone i suoi lavori in numerose mostre collettive e personali prima nel begamasco poi in varie città italiane come Milano, La Spezia, Roma e Genova.
Nel 2006 scrive il “Fantastico trattato sul Manifesto Oroccoccoro”, un libro manifesto che dà vita nel 2013 al Movimento artistico Globale Oroccoccoro, un movimento composto da artisti perlopiù italiani che risiedono e lavorano in diverse parti del mondo (Italia, Regno Unito, Malaysia, USA).
Nel 2008 si sposta a Roma, poi a Rimini e Londra; dopo una breve parentesi in Messico nel 2015 torna nella sua città natale.
È durante questi anni di continui spostamenti che la sua produzione artistica si concentra ad analizzare lo stretto rapporto tra uomo e ambiente e a “ narrare il presente, perché narrare il presente è o dovrebbe essere compito di ogni artista”; è così che i suoi lavori coinvolgono spesso la figura umana, o ritratta come protagonista o vista nella sua naturale interazione con il territorio urbano.
Per Perego l’opera d’arte non è solo il prodotto del lavoro in studio, sul cavalletto, ma è il vivere stesso ai ritmi della società ed esserne parte attiva, l’avventura dell’esistenza attraverso la ricerca dell’arte, se possibile.
È un artista poliedrico, le sue esperienze variano dalla pittura alla scultura, alla fotografia, al video, alla performance.
Attualmente risiede e lavora a Torino.

MOSTRE PERSONALI
2016 Man through the city – Hotel TownHouse 70, Torino, Italia (Maggio)
2014 BioGrafazio – 77 Art Gallery, Milano, italia (Giugno)
2014 Oroccoccoro Culinary Poster Presentation – Bank restaurant Westminster, Londra, Regno Unito (Aprile)
2013 Drop in London – BCA Architects, Londra, Regno Unito (Dicembre)
2013 Yourself – Atelier Smart Revolution, Verona, Italia (Settembre)

MOSTRE COLLETTIVE
2016 Esposizione collettiva – The Hollywood arms, Londra, Regno Unito (Agosto)
2015 Man in the city – Indipendent Artists gallery, Milano, Italia (Dicembre)
2015 Gran Galà Summer Art Festival – JW Marriot Hotel, Venezia, Italia (Maggio)
2015 Torri vs Perego – Fondazione Mazzoleni, Bergamo, Italia (Aprile)
2015 Art night out – Indipendent artists in occasione di Affordable Art Fair, Milano, Italia (Marzo)
2015 Oroccoccoro in Berlin – Werk Kunst Galerie, Berlino, Germania (Febbraio)
2014 Technology’s man – Indipendent Artists gallery, Milano, Italia (Dicembre)
2014 Art in Design – Loft 88, Bergamo, Italia (Dicembre)
2014 Unpainted World – ArtMeet Gallery, Milano, Italia (Ottobre)
2014 Esposizione opera singola – Galeria Luis Sottil, Cancun, Messico (Luglio)
2014 Index – Hide Gallery, Londra, Regno Unito (Marzo)
2014 Linguaggi del corpo – 77 Art Gallery, Milano, Italia (Marzo)
2013 Behind the images – Gallery on the corner, Londra, Regno Unito (Dicembre)

Andrea Sbra Perego | A Man through the City

È un’architettura intrisa di umanità a emergere dalle tele di Andrea Sbra Perego, dove il soggetto ricorrente è la città, che vive e pulsa grazie all’immancabile fattore umano.
Piazze, scorci urbani o stazioni ferroviarie sono di volta in volta animate da una folla dai contorni indefiniti, in perenne movimento.
Pennellate nervose, alla stregua di forze vettoriali di intensità, verso e direzione differenti, miste a colature e grafismi, fanno vibrare all’unisono il cielo, di un azzurro mobile e ricco di accenti, con i fronti mai quieti dei palazzi, in perfetta assonanza con l’inarrestabile brulicare umano.
Il gesto pittorico rapido e immediato, dal tratto incisivo e sintetico, corrisponde al moto continuo di cui è satura ogni tela, autobiografia per immagini dell’artista, instancabile globe-trotter e apolide per vocazione.
Spazi di percorrenza accelerata e frenetica, ovvero le consuete mete turistiche, come i monumenti urbani e i centri storici, oppure le infrastrutture per trasporti ad alto flusso sono l’oggetto su cui si focalizza la sua indagine.
Sono questi i non-luoghi per antonomasia, dove la città è vista in relazione all’uomo, presenza costante ma sotto forma di sciame urbano, in cui nella massa indistinta è l’identità del singolo a venire meno.
Metafore della transitorietà, della situazione di passaggio e di continuo cambiamento, del suo viaggio non ancora concluso, costanti nella poetica di Sbra Perego, sono infatti le stazioni ferroviarie e gli aeroporti.
Se ogni quadro sembra definire geograficamente un luogo ben preciso, come anche un punto di riferimento sull’asse temporale della memoria, a ben guardare la superficie di ogni tela è una stratificazione di mappe, carte, biglietti, giornali e ricordi che spesso non hanno attinenza alcuna con la città rappresentata.
È sempre un collage di mappe topografiche di varia provenienza, dai caratteristici tenui colori pastello, a rappresentare in ogni quadro la terraferma, smaterializzando l’asfalto e il manto stradale per porre in risalto l’umanità che li solca. I protagonisti di ogni opera diventano così cittadini del mondo, emblema dell’ormai inevitabile globalizzazione in corso e in definitiva una sorta di autoritratto dell’artista stesso.
Ogni metropoli è così non tanto il punto di arrivo o la conclusione di un itinerario, quanto l’esito di un percorso in progress, che tutto accumula e mescola in una continua sommatoria di differenze, atta a forgiare l’unicità di ogni individuo.
In questo personalissimo viaggio ̶ interiore? ̶ senza una meta geografica precisa, in cui ogni tappa/città rappresenta comunque una situazione provvisoria, è l’albergo a configurarsi come ideale contesto espositivo: unico luogo in cui lo spettatore, homo viator occasionale per dovere o per diletto, può specchiarsi e riconoscersi nella condizione dell’artista, homo viator per natura.

Francesca Canfora

Due sono gli elementi intimamente connessi nell’opera di Perego: la città e l’uomo, una compresenza che evidenzia un legame biunivoco, dettato dai ritmi del vivere contemporaneo.
La dimensione dei due elementi si alterna; nel predominio dell’uno sull’altro si ha una scelta di focalizzazione, la scelta di un soggetto principale che rende preponderante un punto di vista. Questa predilezione risiede nello sguardo dell’artista, ed è rovesciabile. Nessuno dei due, uomo o città, può evadere dall’unità che li comprende e definisce.
C’è una lente puntata sulla tela, che avvicina e allontana l’inquadratura e muove l’elemento urbano tanto quanto la figura-uomo. Nel caso dei ritratti l’artista si concentra su quest’ultimo, portandolo in primo piano. La città si allontana, i confini si espandono, e si torna a un primigenio insieme di linee, a una dimensione di mappa che rende implicite in sé le architetture, che invece esplodono di colori, dando della forma l’impressione, nel momento in cui è il paesaggio urbano ad essere ritratto e l’occhio gli si fa ravvicinato e rinuncia al netto di un tracciato convenzionale. In questo modo ci si addentra nello spazio, soprattutto nelle piazze e nelle stazioni, centri focali della vita, mentre l’uomo si riduce alla sua figura intera, perde di lineamenti, entrando a far parte anch’esso dell’arredo urbano. Ma in entrambe le occasioni i due elementi restano visibili.
L’impulso creativo e stilistico diventa azione e movimento, centrale nell’opera di Perego e di memoria futurista, da cui però si discosta nella resa.
Alla scomposizione temporale del soggetto e alla sua messa in profondità si sostituisce la rappresentazione di luoghi che si definiscono parossisticamente in quanto luoghi di transito, non-stabili, di cui, quindi, diviene impossibile individuare un’identità tout court. Caratteristica specialmente evidente nel caso delle stazioni, caratterizzate dall’assenza di immobilità.
La realizzazione delle opere, di per sé già qualificante l’identità e il percorso creativo di Perego, mette in risalto l’utilizzo di una commistione di strumenti espressivi che ribadiscono la necessità di una sincronia che è movimento, immediatezza. Dalla fotografia al collage, all’ uso di spray e pennarelli fino all’approccio puramente pittorico-accademico della tecnica ad olio. In particolare, per quanto riguarda i ritratti, predomina una matrice espressionista potente e aggressiva, con citazioni da Van Gogh a Bacon a Munch, con incursioni autoironiche nel fumetto, aggiungendo una personale carica d’attrazione per una densa materia pittorica.
Tale relazione paesaggistica, che l’artista sbilancia per rimarcarne gli elementi fondanti, trova un contraltare nel lavoro fotografico di Perego, in cui il gioco di trasparenze e sovrapposizioni unifica ulteriormente città e uomo, quasi si volesse sintetizzare una nuova figura, una nuova forma.

Federica Patera